Il rugbista del mese/4: Filippo Cicinelli

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Il rugbista del mese/4: Filippo Cicinelli

Quando sei nato?

Sono nato il 23/07/1988

Quando sei arrivato al Chicken e come mai?

Sono arrivato in questa squadra credo oramai nel lontano 2008, fino ad allora giocavo nelle giovanili del Cus Pavia, la mia carriera sportiva juniores è stata tuttavia costellata di vari infortuni piuttosto invalidanti (operazioni alla mano sinistra, alla spalla ecc..) tanto che all’approssimarsi degli anni dell’università (dopo l’ennesimo periodo di stop per infortunio) avevo quasi deciso di smettere. Fu allora che alcuni amici di scuola dopo lunghe insistenze mi convinsero ad allenarmi con loro alla Bombonera. A quel tempo l’allenatore era un certo Letterio Lanza detto “Lillo”, un nome che mi rimarrà scolpito per sempre nel cuore.

Che ruolo giochi, e c’è un altro ruolo nel quale ti piacerebbe giocare?

Io nasco 10, sfortunatamente nessuno se ne è mai accorto quindi nel tempo mi sono dovuto riciclare come terza linea, ma devo dire che è un ruolo che regala discrete soddisfazioni (oltre ad una modesta quantità di “buffetti”).

Qual è la cosa più bella nel giocare a rugby?

Questa è in effetti una domanda alla quale mi è molto difficile rispondere sostanzialmente per due ragioni: la prima è che naturalmente vi sono moltissime cose belle nel giocare a questo sport e quindi quando ne si cita una evidentemente se ne escludono molte altre altrettanto valide, la seconda è che, almeno per quanto mi riguarda, ho sempre concepito il rugby non solo come uno sport ma come una prospettiva di/sulla vita quindi le cose belle del rugby si intrecciano indistricabilmente con altre cose che con il rugby vero e proprio hanno in fondo poco a che fare, le quali sono differenti in ognuno di noi. Detto ciò ritengo il rugby un’esperienza che porta inevitabilmente a intraprendere una continua sfida con se stessi. Questa peculiare caratteristica da un lato alimenta la fiamma della nostra competitività, dall’altro questo continuare a sfidarci ci pone costantemente di fronte alla nostra finitezza e alla nostra importanza intesa solo come “parte di un grande ingranaggio”. In fondo alla fine di ogni allenamento e di ogni partita, in campo e fuori, la prima faccia alla quale dobbiamo rendere conto è quella che vediamo riflessa nello specchio. Questo ci fa diventare rugbisti e, si spera, ci aiuta ad essere uomini.

Qual è il tuo ricordo più bello?

Sarebbero moltissimi ma per esigenze di attenzione voglio citarne solo due: il primo è quando Lillo cercò di convincerci che fare il giro di campo alternando ruck, maul e placcaggi nei 5 metri sei contro sei in un andirivieni di dentro e fuori era “senso di vita”, mentre il secondo coincide quando il mio capitano Marco Borsani mi chiamò per la prima volta “Eroe”, trovo sia un privilegio di pochi essere stati chiamati eroi dai propri eroi.

Quali sono i tuoi piani per il futuro?

Per indole non ho mai avuto dei piani per il futuro o almeno non a lungo termine, ci ho provato un paio di volte nella vita ma poi le cose hanno sempre preso una piega loro e spesso anche piuttosto inaspettata. Al momento i sentieri della vita mi hanno portato ad accettare un anno di contratto in una piccola cittadina nel nord della Germania e a breve partirò, il che mi obbliga con somma tristezza a salutare questa squadra almeno per un anno. Concludo ringraziando per questo spazio e con un desiderio. Vorrei che tutti coloro che sono arrivati da poco prendano profondamente coscienza della particolarità di questa squadra e contribuiscano a mantenerne alto il suo spirito e i suoi valori, che sono il vero tesoro di questo club, e che naturalmente mi tengano un posto caldo in terza linea. Alé Chicken.

Le altre puntate:
1) Eugenio “Mastino” Gandolfi
2) Simone De Nigro
3) Samar Sambo

By | 2018-01-22T22:47:31+00:00 gennaio 4th, 2018|seniores|0 Comments

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