Non si può capire che cosa sia il Chicken rugby senza conoscere la storia e i valori del suo fondatore, Cesare Ghezzi (scopri di più su Wikipedia), che nel 1956 fondò il primo club di rugby educativo per educare i suoi figli, i loro amici e tutti i ragazzi milanesi ai quali la palla ovale ha cambiato la vita. Ecco la sua storia nel racconto dei suoi “rabotti”
(p.s. grazie a Luca e Luigi Fazzo e al “Chicken born” Roberto Mariani per aver condiviso i loro ricordi)
Il Ghezzi aveva classe. La classe è una qualità indefinibile e inafferrabile: o ce l’hai, o non ce l’hai. E se ce l’hai, la conservi indipendentemente dal passare degli anni. Era esistito un tempo un Ghezzi col fisico asciutto, stando a quanto è documentato dalle foto della nazionale di rugby degli anni ’30. Il Ghezzi della storia del Chicken, quello rimasto negli occhi di chi l’ha conosciuto, aveva un girovita che lo faceva assomigliare ad un mappamondo sostenuto da due gambe brevi e due piedi corti. Vedendolo a tavola si capiva perché. Lui non diceva che aveva mangiato come un lupo, ma come un leone, perché era regale anche nelle metafore. Si capisce che quando la malattia lo costrinse a mettersi a regime per lui fu un lutto.
La classe però non la smarrì mai. Se il Ghezzi, esasperato da un passaggio eseguito male, decideva di farti vedere il movimento giusto, faceva il pendolo con le braccia con una certa fatica, perché gli arti erano corti e la pancia quasi li sopravanzava; lo spostamento sulle gambe era appena avvertibile; eppure era del tutto evidente che il movimento era esattamente quello – rapido, naturale, efficace – e il pallone sarebbe arrivato lì dove il Ghezzi voleva che arrivasse.
LUIGI FAZZO
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« Abbiatela pure vinta, e tenetevelo pure! Un giorno vi accorgerete che colui che volete salvo a tutti i costi sara fatale alla fazione degli Ottimati, che pure tutti insieme abbiamo difeso. In Cesare ci sono, infatti, molti Gaio Mario! »